giovedì 2 aprile 2009

Tango



Il Tango è "Un pensiero triste che cammina".

L'orologio segna le tre.

Nel locale resistono i pochi aficionados.

Uno sguardo furtivo la accarezza, poi d'un tratto c'è l'invito formale.

"Ti va di ballare?" è una richiesta netta, a cui lei non sa dire di no.

Le loro mani, per un mucchietto di secondi, restano insieme, nell'aria, toccandosi per qualche istante che sembra un'eternità, simbolo di una promessa, di una speranza, una complicità fanciullesca.

Lei lo porta ai bordi della pista regalandogli ogni tanto uno sguardo, un sorriso magnetico, due occhi che scintillano gioia.

Lui accenna un sorriso e la cinge con un braccio, con l'altro le mantiene la mano.

Ed eccoli uno di fronte l'altra, in attesa dell'inizio della canzone, mentre le prime note invadono la sala.

Cominciano insieme ad ondeggiare, a tempo di musica, mentre vola qualche occhiata velocissima.

E inizia il Tango.

I due girano veloci intorno ad un asse immaginario, si riallineano e ripartono per fermarsi ancora, la musica veloce incalza senza lasciare spazio alla conversazione. Lui ogni tanto allenta la presa sulla mano destra di lei, come un tentativo di rilassarla.

Poche volte avevano provato una sensazione simile, ognuno dei due si rende conto, guarda l'altra ma non la cerca, è troppo intento a sentire le note e l'emozione del momento.

Lei sorride, lui ad un certo punto la cerca con gli occhi.

La canzone termina, i due concludono il ballo.

Oggi è stato un ballo a farli abbracciare, domani chissà.

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