sabato 25 aprile 2009
A Lui
cercami un posto dov'io ti possa vedere, dove possa parlarti, e aspettami lì, io verrò presto a vederti e a parlarti, perchè ne ho molto bisogno.
Infondimi di saggezza e di sincerità.
Dammi ciò che ritieni giusto, toglimi quel che pensi che io non meriti.
Fà che io possa capire davvero ciò che voglio e rendermi conto di quel che sono e di ciò che tu hai scelto che io sia.
Dà a tutti la salute e la possibilità di scelta.
Tu sai bene quello che io sono, e quello che sono stato; ma so che lasci a me il diritto di scegliere quello che vorrò essere, e d'ora in poi terrò conto di questo privilegio.
Proteggimi sempre da quello che sai bene che può farmi male, anche se sai che io adesso sto crescendo; tienimi sempre sotto la tua mano.
Rischiara la mia vista, ma rischiara anche la vista degli altri: cosicchè possano vedermi per quello che io sono realmente e non solo per quello che io ho paura di diventare.
Fà che io non mi specchi nel lago e non cerchi di plasmare il mondo come io ne ho voglia, ma che lo guardi per quello che è; e dammi tutta la tua forza per accettarne il gusto amaro.
Accostami quando ti chiamo perchè, vedi, tu sai bene che ci sono momenti in cui io ho bisogno che tu veda e mi indichi la strada.
Perchè ci sono momenti in cui ho la forza ed altri in cui la stessa forza mi abbandona, e allora devo chiederti di starmi accanto.
In quei momenti temo di non essere quello che vorrei essere, temo il prossimo e quello che possa non offrirmi; anche se so che nessuno può essere sempre con me come io vorrei.
Signore, so di non essere stato con te, ma tu, se vuoi, potrai fare molto per me.
Io che sognai tuo Figlio venire da me, io da allora so che sei sempre stato con me e lo sento, ti vedo ovunque, nelle persone che mi doni e nelle cose del mondo e della natura che oggi guardo diversamente.
Signore mio, stai con me.
martedì 21 aprile 2009
Ti dedico un film

Mille cose di te e di me

lunedì 20 aprile 2009
La realtà che trema

Ci sono cose che ti segnano: come ad esempio comprare un autoradio nuovo e poter finalmente risentire i bassi dopo mesi di audio distorto.
Oggi è come sentire musica nuova.
Basta alzare al massimo il volume e tutto incomincia a saltellare: senti la macchina sotto i piedi che vibra, quasi come se si aprisse in due; la musica ti entra dentro e senti muoversi anche il corpo, il ritmo lo senti direttamente nel cuore.
La canzone disco fa vibrare tutto, e senti perfettamente ogni strumento, ogni piccola voce o coro.
Poi guardi fuori, alla tua sinistra lo specchietto retrovisore che solitamente ti fa vedere ciò che è successo alle tue spalle al tuo passaggio, adesso ti offre una visuale diversa.
E' molto strano vedere tutto là dietro muoversi, al ritmo della tua canzone preferita, di quella che scegli.
Adesso la realtà trema, in base a come agisci sulla manopola.
giovedì 2 aprile 2009
A te che verrai

Quante cose ti direi, se potessi. Quanti giorni passerei con i tuoi occhi nei miei, la tua mano nella mia, senza sfiorarti.
Quante cose vorrei dividere con te, e quante vorrei che tu me ne insegnassi, sempre insieme, sempre noi due, alleati contro le brutture del mondo.
Se solo ti avessi qui, ti porterei in capo al mondo, ti guarderei, ti sorriderei, imparerei a memoria il tuo volto, così da non poterlo più dimenticare, e torneremmo insieme, a piedi, parlando e ridendo. E attraverseremmo valli sconfinate, spiagge lunghissime al tramonto, con quella leggera brezza che ti accarezza il viso e quella luce così particolare che passa tra i tuoi capelli. Passeremmo passaggi a livello, ponti su fiumiciattoli che vedi il fondo, scavalcheremmo montagne innevate, giocheremmo con la neve, ti spingerei nella neve, rideremmo sempre.
Ti regalerei mezzo cuore e l'altra metà la porterei con orgoglio sul petto.
Mangeremmo sempre insieme, e dopo prenderemmo dei gelati ed i primi ce li spiaccicheremmo sempre in faccia.
Farei a meno di te solo per un'ora, in modo da poterti scrivere qualcosa e fartelo vedere dopo e strapparti un bacio.
Faremmo a gara per chi arriva prima ovunque, e saremmo scorretti.
Giocheremmo sempre con tutto, e ogni tanto ci guarderemmo seri seri.
Ti prenderei le mani e te le bacerei, saresti tu quella a cui dedicherei il mio tempo, le mie attenzioni, il mio futuro.
Ti porterei vicino al mare, e ti canterei una canzone. Tu saresti felice, rideresti a crepapelle. Direi il tuo nome sussurrandotelo all'orecchio, ti passerei la mano nei capelli, ti abbraccerei di spalle e ti bacerei sul collo, dicendoti cose dolci e rideremmo dei gabbiani che passano. Ti comprerei dei popcorn, tu canteresti per me.
Dormiremmo insieme abbracciati, ci sogneremmo, e sognando ci carezzeremmo davvero.
Ti porterei al panorama, mi appoggerei al muro e tu mi abbracceresti; vedremmo lo scorcio mentre fa notte e ci baceremmo con un bacio lungo un tramonto.
Tango

Il Tango è "Un pensiero triste che cammina".
L'orologio segna le tre.
Nel locale resistono i pochi aficionados.
Uno sguardo furtivo la accarezza, poi d'un tratto c'è l'invito formale.
"Ti va di ballare?" è una richiesta netta, a cui lei non sa dire di no.
Le loro mani, per un mucchietto di secondi, restano insieme, nell'aria, toccandosi per qualche istante che sembra un'eternità, simbolo di una promessa, di una speranza, una complicità fanciullesca.
Lei lo porta ai bordi della pista regalandogli ogni tanto uno sguardo, un sorriso magnetico, due occhi che scintillano gioia.
Lui accenna un sorriso e la cinge con un braccio, con l'altro le mantiene la mano.
Ed eccoli uno di fronte l'altra, in attesa dell'inizio della canzone, mentre le prime note invadono la sala.
Cominciano insieme ad ondeggiare, a tempo di musica, mentre vola qualche occhiata velocissima.
E inizia il Tango.
I due girano veloci intorno ad un asse immaginario, si riallineano e ripartono per fermarsi ancora, la musica veloce incalza senza lasciare spazio alla conversazione. Lui ogni tanto allenta la presa sulla mano destra di lei, come un tentativo di rilassarla.
Poche volte avevano provato una sensazione simile, ognuno dei due si rende conto, guarda l'altra ma non la cerca, è troppo intento a sentire le note e l'emozione del momento.
Lei sorride, lui ad un certo punto la cerca con gli occhi.
La canzone termina, i due concludono il ballo.
Oggi è stato un ballo a farli abbracciare, domani chissà.
martedì 31 marzo 2009
Pensieri molto cattivi

I petali ad uno ad uno si assommavano gli uni sugli altri, fino a formare una composizione magica, unica in tutto il creato.
Tra tanti fiori, tante api che ti venivano a trovare, tanti notti che si alternavano ai giorni.
Ma tu eri sempre lì.
Molte piogge hanno lasciato tenere gocce che prendevano il tuo colore e in cui si specchiava il cielo immenso.
E adesso sei lì, in quel campo, da sola a sfidare il cielo.
Potrai mai sapere chi ti scattò una foto quel giorno, cosa pensava di te?
Di quale uso voleva fare di te?
Ecco, questi sono cattivi pensieri. Arrivano come treni in corsa su di noi, a volte li vediamo solo passare, altre volte ci saliamo sopra senza ch'essi si fermino.
Senza sapere dove ci portano. Arrivano, ci travolgono, se ne vanno, ritornano; il tutto senza avvisare, senza dirci niente, prendono la nostra vita e se la portano via.
Ma quando incominciamo a chiederci perchè abbiamo preso quel treno e vogliamo scendere, allora per noi iniziano i problemi.
Perchè ci siamo accompagnati a loro senza chiederci dove ci portassero; e adesso, anche capendo come e perchè siamo saliti, non si riesce a scendere.
Perchè è stata un'abitudine per noi, per quanto pessima, in cui ci siamo crogiolati per lungo tempo, e ci pareva che il mondo fosse solo così.
Perchè è stato un modo per liberarci delle nostre paure, scaricandole, e questo ci ha dato l'illusione di essercene liberati.
Perchè, se non sapevamo dove eravamo diretti allora, adesso sappiamo esattamente cosa andiamo a fronteggiare, e ciò non ci piace affatto, ci rende più umani.
Ma è questo l'unico modo per capire, per crescere, per liberarsi di questi pensieri.
Dando loro un nome; capendo, sapendo, volendo.
E perchè un giorno riusciamo poi a tornare in quel campo, stando attenti a non calpestare niente, avvicinandoci a quella rosa, riuscire a vedere, all'interno di essa, il nostro cuore pulsare libero, forte, sereno.
Amèro o Amerò?

http://www.youtube.com/watch?v=rZpi5LliaAE&feature=player_embedded
Un nuovo giorno è ancora tra noi a riscaldarci, in questo caldo ultimo giorno di Marzo.
Una notizia che leggo mi colpisce.
Nel link che ho messo all'inizio c'è un tizio che ci parla di una moneta, l'Amèro, che è stata coniata dal 2007 dagli Usa e data alla Cina in ragione di 2 centesimi della nuova divisa per ogni dollaro che la Cina possiede (la Cina detiene la più grande riserva al mondo di dollari, a causa di tutti i prodotti che gli Usa hanno comprato da loro).
Questa valuta dovrebbe sostituire il dollaro e unificare le monete di Canada, Usa e Messico, creando una specie di moneta unica del Nordamerica.
Fantaeconomia?
Ne parla persino Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Amero .
A me, onestamente, in questi giorni manca più l'Amore che l'Amèro.
lunedì 30 marzo 2009
I colori: Rosso

E rosso è il segnale di stop, di senso vietato, e di altre simpatiche segnalazioni.
Il profumo del passato

E' vedere le foto scattate dai propri occhi, ma con occhi diversi; ed indugiare sui dettagli, sulle emozioni: è il non riconoscersi in quelle immagini.
E' ascoltarsi dentro e parlare con se stessi del passato, dicendogli tante cose, cose che nn gli avevi mai detto, che vorresti fossero cose che lui dicesse a te.
E' guardare in alto, sopra la tua testa, il soffitto dei mille alberghi in cui sei stato; quei soffitti bianchi, illuminati dalla luce copiosa che entra dalla finestra.
E' sentire il rumore del mare, mentre lei ti guarda.
E' scorrere oggi tutte le cose che hai negato un tempo alle persone, guardarle ad una ad una, bagnarle con le tue lacrime, quasi a volerle cancellare così, e chiederti il perchè di tutto questo.
E' camminare per ore con una musica in testa, mentre pensi che sei ancora in tempo, mentre pensi che tutto è passato via, sempre troppo velocemente.
Il vento fresco mi porta il suo profumo, mi parla di quei tempi e mi dice delle mie certezze assolute e delle mie insicurezze insolute.
E poi viene il lunedì

Chissà perchè non esiste una canzone che celebra i lunedì.
Oggi è Lunedì 30 Marzo, da poco è cominciata la primavera, ieri c'è stata l'ora legale. Gia, l'ora legale: ieri mi sono svegliato alle 11.40, ovvero l'una meno venti con l'ora legale; ho mangiato, sono andato a dormire e mi sono svegliato alle 18.50!
Ma che domenica interessante! Ragazzi, sono esattamente così i miei week-end: il venerdì sera comincia subito bene, con inviti non rispettati perchè sono immensamente stanco (di che, poi? mah!).
Poi il sabato con una possibilità di uscire la sera; ma tale possibilità inesorabilmente sfuma, così anche il sabato lo passo a casa..
La domenica passa anch'essa così, sotto silenzio, tra una dormita ed una mangiata si fa già il lunedì mattina!
Ma mi domando e dico: ma a che servono questi week-end così? Booooh!
E poi viene il lunedì: la sveglia suona, inevitabile, inesorabile, imprescindibile; come a dirci: uèuèèè, è finita la festa, si torna a remare!
E così, tra un improperio, una bestemmia, una pantofola tirata alla sveglia, la sveglia tirata contro il muro, e mentre ci si alza s'inciampa, si cade su qualcosa di estrememente duro ed appuntito, quasi messo lì ad arte da un esperto di trappole.
E sbraiti, t'incazzi, ti trascini rabbioso tutte le coperte appresso, mentre la sveglia imperterrita continua a strombazzare fragorosa svegliando tutto il quartiere.
Ti alzi finalmente dolorante alla caviglia distorta e alla spalla lussata più altre ferite più o meno sanguinanti; con la bava alla bocca giungi infine alla sveglia, e trionfante e con gli occhi irrorati di sangue la spegni.
E, in quel momento, ti rendi conto che è arrivato, con la solita dolcezza, un altro lunedì.
Eccolo
